Ambiente. Prof. Simoncini: rapporto ISPRA certifica punto di non ritorno

Ambiente. Prof. Simoncini: rapporto ISPRA certifica punto di non ritorno

Contro il dissesto idrogeologico vitali demolizioni e stop cementificazione

Roma, 2 marzo 2016 - «Il rapporto sul dissesto idrogeologico presentato dall'Ispra certifica che ci troviamo di fronte al classico punto di non ritorno. Quasi il 90% dei Comuni italiani è a elevato rischio di frane e alluvioni e addirittura sette regioni e cinquantuno province presentano un territorio a totale pericolosità idraulica. Ben sette milioni di persone potrebbero trovarsi da un momento all'altro in condizioni di estrema insicurezza a fronte di fenomeni meteorologici di intensità leggermente superiore al normale, cosa che ormai si verifica con preoccupante frequenza. Non si tratta di fare allarmismo, ma di prendere coscienza della necessità di invertire finalmente la tendenza: per farlo bisogna necessariamente passare per lo stop della cementificazione selvaggia del territorio, l'inasprimento dei vincoli paesaggistici e ambientali, l'avvio di una seria campagna di demolizioni di ciò che è stato costruito in spregio delle leggi e del buon senso».

Lo dichiara l'ing. Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l'università Sapienza di Roma e presidente di Sogeea SpA.

«L'incremento della sensibilità collettiva sulle tematiche ambientali per il momento ha prodotto poco più che belle parole e buoni propositi - spiega Simoncini -. Tutti gli indicatori, infatti, testimoniano come fenomeni quali l'abusivismo edilizio e il consumo del suolo non accennino ad arrestarsi ma siano addirittura in aumento, al pari della progressiva scomparsa dei paesaggi rurali e della dispersione urbana. Le grandi città, ma anche realtà abitative di dimensioni assai più contenute, non hanno perseguito politiche di riqualificazione dell'esistente, ma tendono senza sosta a svilupparsi verso l'esterno, erodendo porzioni sempre più vaste di territorio e creando periferie e frazioni prive dei necessari requisiti di sicurezza: argini per fiumi e torrenti, canali di scolo per la pioggia, impianti idrovori, consolidamento della piantumazione. I Comuni lamentano la scarsità di denaro da destinare alla messa in sicurezza del proprio territorio, ma allo stesso tempo non evadono istanze di condono edilizio vecchie di trent'anni che darebbero loro risorse finanziarie fondamentali. Ci sono sistemi innovativi che garantiscono trasparenza e certezza dei tempi nell'espletamento delle pratiche: si sani ciò che non nuoce alla collettività, incassando le spettanze e investendo nella realizzazione di infrastrutture e servizi, e si proceda alla demolizione di tutti i manufatti che possono costituire un pericolo per i cittadini».