Roma, 13 luglio 2016 - «I nuovi dati sul consumo del suolo in Italia diffusi dall'Ispra fanno comprendere meglio di qualsiasi discorso quanto ci sia ancora da lavorare sul fronte della protezione dell'ambiente nel nostro Paese. Un territorio di 23.000 chilometri quadrati, vale a dire l'equivalente dell'intera regione Toscana, è ormai irrimediabilmente cementificato e impermeabilizzato. Un'enormità. Quasi il 30% del suolo consumato si trova in aree a pericolosità idraulica, il 23% in zone in cui è probabile che possano verificarsi delle frane, il 12% addirittura in località in cui il rischio sismico è alto o molto alto.
Il cemento ha ormai invaso più del 20% della fascia costiera italiana, praticamente la lunghezza di tutto il litorale della Sardegna. Nemmeno ci si può consolare del fatto che i ritmi di consumo del suolo siano calati rispetto al passato: più che merito di una consolidata coscienza ambientalista, è soprattutto il segno che si è andati talmente oltre negli abusi che le porzioni di terra da conquistare, per così dire, ormai scarseggiano».
Lo dichiara l'ing. Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l'università Sapienza di Roma e presidente di Sogeea SpA.
«L'evidenza dei numeri è ancora più impietosa se si considera che in Italia ogni 100 costruzioni autorizzate ne vengono realizzate poco meno di 20 in modo totalmente illegale - prosegue Simoncini - o, ancora, che in trent'anni sono state presentate oltre 15 milioni di domande di condono edilizio, 5 milioni delle quali ancora da evadere da parte dei Comuni. L'abusivismo edilizio, la scomparsa dei paesaggi rurali e la dispersione urbana non accennano ad arrestarsi: le grandi città, ma anche realtà abitative di dimensioni assai più contenute, non perseguono serie politiche di riqualificazione dell'esistente, ma tendono senza sosta a svilupparsi verso l'esterno, erodendo porzioni sempre più vaste di territorio e creando periferie e frazioni prive dei necessari requisiti di sicurezza come argini per fiumi e torrenti, canali di scolo per la pioggia, impianti idrovori, consolidamento della piantumazione.
La nostra classe dirigente, inoltre, è troppo vincolata alla ricerca del consenso per varare serie campagne di demolizione di ciò che è stato realizzato in totale spregio delle normative e del buon senso. Anche la legge sul consumo del suolo che è stata licenziata dalla Camera e ora è al vaglio del Senato non sembra possa costituire un argine efficace: un iter complicato e farraginoso ha provocato modifiche in serie che hanno finito per depotenziare e svilire il testo originario. Una volta per tutte, alle riflessioni devono necessariamente seguire azioni concrete. Come scrisse Franklin Delano Roosevelt in una lettera del 1937 indirizzata ai governatori degli Stati Uniti per spingerli ad integrare i programmi di tutela ambientale varati dal Congresso: La nazione che distrugge il proprio suolo distrugge se stessa».