VA ANCHE RISOLTO IL NODO DELLE ISTANZE DI CONDONO VECCHIE 30 ANNI
Roma, 5 novembre 2015 - «L'assegnazione da parte del Governo dei fondi alle regioni contro il dissesto idrogeologico è da accogliere con soddisfazione, ma non può che essere considerata la prima di una lunga serie di azioni ancora da compiere per porre rimedio a una vera e propria emergenza nazionale. Innanzitutto bisogna che i soldi vengano utilizzati nel più breve tempo possibile per l'avvio di cantieri e l'esecuzione di opere, altrimenti stiamo parlando del nulla. Per fare questo è necessario un intervento legislativo per snellire la burocrazia, specialmente da parte degli enti locali: nel 2015 non è pensabile, ad esempio, che per abbattere un vecchio edificio e ricostruirlo ci vogliano quindici anni e una lista infinita di pratiche e carte bollate. Senza una rivoluzione da questo punto di vista, qualsiasi intervento normativo a livello centrale perderà di efficacia».
Lo dichiara l'ing. Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l'università Sapienza di Roma e presidente di Sogeea SpA.
«Non va poi dimenticato che nel nostro Paese c'è sempre aperto il fronte dei condoni edilizi - sottolinea Simoncini -. I Comuni sono ancora alle prese con pratiche vecchie di 30 anni e non hanno incassato i relativi oneri concessori che sarebbero preziosissimi per le proprie casse. In pratica, i cittadini continuano a vivere in una condizione di incertezza e le Amministrazioni locali non incamerano quanto permetterebbe loro di realizzare infrastrutture utili alla messa in sicurezza del territorio. Ci sono sistemi avanzati che permettono di abbattere tempi e costi: basta vincere le resistenze e gli interessi di parte che troppo spesso bloccano le innovazioni in Italia».